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“Aide-Auser laboratori attivi mente, corpo ed emozioni alla quarta edizione”

img_0825Da mercoledì 10 ottobre 2018 dalle ore 15,00 alle ore 16,30 sono ripresi presso la Palestra Antonicelli di Bellavista i “Laboratori Attivi mente, corpo ed emozioni”. Nati quattro anni fa dalla collaborazione tra lo staff del Centro AIDE e l’associazione AUSER Argento Vivo di Ivrea, i laboratori sono stati un vero e proprio successo dal punto di vista dei risultati ottenuti da tutti i partecipanti.

Certamente ogni nuova attività ha bisogno del suo tempo per strutturarsi, per vincere le titubanze e per superare le difficoltà emotivo relazionali che possono insorgere all’interno di ogni gruppo di lavoro. Quando però pian piano ci si rende conto che ci si “diverte lavorando”, che un minimo di attività fisica aumenta la nostra sicurezza nel movimento quotidiano riducendo gli stati d’ansia, che l’aprirsi ai membri del gruppo aiuta a superare i blocchi emotivi e che si possono creare e consolidare nuove amicizie, ecco che lavorare insieme non diventa più una difficoltà, ma una necessità.

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Non soltanto tutti i partecipanti attraverso il lavoro di stimolazione cognitiva hanno imparato l’importanza di allenare quotidianamente l’attenzione, la memoria, lo sviluppo di strategie utili ad affrontare in modo diverso la vita quotidiana, ma hanno consapevolizzato che il lavoro di rinforzo quotidiano di queste abilità è fondamentale nell’evitare un precoce decadimento fisico e cognitivo.

Invitiamo quindi tutti coloro che abbiano il desiderio di condividere con noi quest’esperienza di contattare il Centro AIDE (0125-627295) o la segreteria della sede Auser  di Ivrea (0125-633345).

Vi aspettiamo!!!!

MCristina Raga

10 Settembre ore 20.30… serata informativa dell’equipe AIDE a Settimo Vittone

©-LOCANDINA“Alzheimer e Demenza Senile: da malattia a fenomeno sociale”

 L’equipe AIDE torna sul campo proponendo due serate informative di approfondimento sul Morbo di Alzheimer e la Demenza Senile.

La prima serata avrà luogo mercoledì prossimo, 10 settembre, alle ore 20.30 presso la Sala Consiglio del Comune di Settimo Vittone (To).

La serata verrà dedicata ad illustrare la sintomatologia, la modalità d’insorgenza, l’eziologia di tali patologie.

Interverranno:

• Dott. Piersandro Bertoldo, medico di medicina generale

• Dott.ssa Paola Bertone, geriatra

• Dott.ssa M. Cristina Raga, psicopedagogista responsabile Centro AIDE

• Dott.ssa Elisa Moro, psicoterapeuta nutrizionista

•Dott. Massimo Giugler, psicologo conduttore gruppi A.M.A.

• Prof. Bruno Bettagno, chinesiologo esperto in ginnastica rieducativo-motoria e Core-Training

• Luisa Danieli, formatrice e leader dello Yoga della Risata

• Dott.ssa Cristina Zoppo, musico-terapista

•Artista Galliano Gallo, laboratorio di arte-terapia

Molti quindi gli interventi proposti, diversi i professionisti, ognuno capace di dare il suo apporto per  migliorare la conoscenza di un fenomeno in così grande aumento.

Malattie invalidanti per chi ne è colpito e per chi è al suo fianco. Difficile capire, difficile gestire le emozioni in un quotidiano sconvolgimento che sfugge ogni controllo.

C’è una frase che racchiude il senso di questo ritrovarsi a parlare insieme:

“Le strade per raggiungere l’interiorità di ogni essere umano sono infinite, l’importante è conservare la forza di percorrerle.”

Noi lavoriamo ogni giorno per sostenere le famiglie a mantenere la forza e per diagnosticare il più precocemente possibile l’insorgere di queste malattie.

Crediamo anche che la conoscenza sia il primo passo verso il prendere coscienza e quindi verso la possibilità di chiedere e ricevere il giusto aiuto.

Per questo vi aspettiamo numerosi, solo insieme a voi possiamo far si che mai accada più di dimenticare chi dimentica.

In allegato trovate il volantino pubblicitario delle due serate.

Per altre informazioni:

Centro AIDE

Corso Massimo d’Azeglio 5

10015 IVREA (To)

Tel. 0125 627295

Cell. 335 5488027

info@centroaide.it

www.centroaide.it

dott.ssa Elisa Moro

Senza-titolo

 

 

 

 

 

©-INTERNO

MARATONA ALZHEIMER… INSIEME PER CANCELLARE IL SILENZIO

mara-alzheimer

DOMENICA 21 SETTEMBRE 2014 A CESENATICO

Manca ormai meno di un mese all’atteso appuntamento sportivo organizzato dall’Associazione Amici di Casa Insieme, con la gestione tecnica di Trail Romagna. III edizione della MARATONA ALZHEIMER. La gara, inserita nei calendari nazionali FIDAL e UISP (in cui figura Campionato Nazionale Maratona), si disputerà domenica 21 settembre 2014, con partenza da Mercato Saraceno e arrivo a Cesenatico presso il Parco di Levante.

Cos’è Maratona Alzheimer

L’Associazione Amici di Casa Insieme ha ideato un grande evento sportivo-solidale: la Maratona Alzheimer. La suggestione è nata cogliendo un aspetto comune tra i malati di Alzheimer e i maratoneti: i malati che presentano “wandering” camminano senza una meta precisa alla ricerca di un luogo dal quale trarre benessere, viceversa, i maratoneti trovano il loro benessere in modo consapevole attraverso la corsa.

Una vera Maratona dedicata all’Alzheimer, la prima a tracciare il suo percorso tra i paesaggi della Romagna collinare e marittima. La sola, nel territorio, a configurarsi come grande giornata di raccolta fondi solidale e a proporre distanze adatte ad ogni livello di preparazione. L’unica, infine, pensata per promuovere l’attività fisica come risposta efficace contro la malattia, come veicolo d’integrazione sociale per le persone affette da demenza.

Gli obiettivi della manifestazione sono molteplici: dar vita a un partecipato evento sportivo nel nostro territorio; offrire alla comunità un importante momento informativo sulla malattia di Alzheimer; realizzare nuove azioni per contrastare le problematiche connesse alla demenza e sostenere chi le vive in prima persona, contribuendo, nel tempo, alla costituzione di un fondo permanente per l’Alzheimer; portare avanti il progetto “A Tutto Tondo per l’Alzheimer”, che comprende i momenti ricreativi e di integrazione sociale del “Caffè Dolcini”, le attività artistiche praticate negli “Atelier di Arteterapia”, la condivisione della cucina e dei piaceri della tavola di “Convivium” e le numerose iniziative messe in campo per la formazione di volontari.

Maratona Alzheimer è inserita tra gli appuntamenti di punta della Settimana del Buon Vivere, rassegna nazionale sul benessere sostenibile, organizzata tutti gli anni da Legacoop Romagna. L’organizzatore tecnico dell’evento è Trail Romagna, associazione ravennate con una notevole esperienza nel campo delle competizioni solidali e nella valorizzazione del patrimonio naturalistico. Sono inoltre coinvolte oltre venti società sportive e realtà associative del territorio, in una rete organizzativa che rivela lo sforzo eccezionale messo in campo per la realizzazione dell’evento.

Alpino con maglia Maratona Alzheimer-2Per qualunque informazione:

Evento Maratona

Sito Web: www.maratonaalzheimer.it

Trail Romagna

Indirizzo:  Via Fiorita 12, 48121, Ravenna

Telefono: +39 338 5097841

Email: info@trailromagna.eu

Sito Web: www.trailromagna.eu

Amici di Casa Insieme

Indirizzo:  Via Giuseppe Garibaldi 3, 47025, Mercato Saraceno (Forlì-Cesena)

Telefono: +39 0547 691695

Email: amicidicasainsieme@gmail.com

Sito Web: www.amicidicasainsieme.it

 

Grazie a voi…

“Grazie” è una parola strana, talvolta di routine oppure profonda, talvolta imbarazzante oppure piena di sincera gratitudine, pronunciata con le labbra oppure con il cuore…

Sta  di fatto comunque che è una parola “doverosa” verso tutti coloro che hanno il coraggio di dare la propria fiducia a persone o a progetti che tra qualche anno saranno all’ordine del giorno, ma che oggi sono ancora inascoltate o passati sotto silenzio.

E’ quindi a te Barbara ed a tutta la tua equipe che intendiamo dire GRAZIE, in un modo un po’ originale, per il sostegno che ci hai/avete dato con la vostra presenza costante durante lo svolgimento di tutto il “Progetto TRIATHLON”.

Abbiamo pensato di farlo attraverso la voce di coloro che hanno partecipato alle serate a tema, alle sedute di Core-Training, ai laboratori, ai gruppi A.M.A. e che giorno per giorno stanno aumentando richiedendoci nuove iniziative, ma soprattutto continuità!

E quindi ecco le loro voci….

“Grazie!”

“Grazie di cuore. Avrei bisogno di ascoltare ancora queste serate importanti, ma tutto ha un costo. Non sarà facile. Grazie per la vostra disponibilità e il vostro sorriso.”

_ROF4105“Purtroppo le famiglie che vivono questa patologia vivono quotidianamente difficoltà gestionali, pratiche, morali e psicologiche importanti. Il vostro aiuto può essere un grande aiuto però ritengo che non possa essere accessibile a tutti per l’onere economico che ne deriva, tenendo conto del fatto che la malattia può durare anni.”

“Siete stati veramente bravi, professionali, competenti e soprattutto disponibili. Speriamo che possiate venir ascoltati da tanta gente e dalle istituzioni, perché tutti insieme si potrebbe fare tantissimo. Grazie, grazie, grazie!”

“Grazie!!!”

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“Quanto siete bravi, sensibili e disponibili. Diteci come vi possiamo aiutare e noi lo faremo.”

…siamo riusciti a fare tutto questo!

Dott. M. Cristina Raga e lo staff del Centro Aide

 

La Malattia di Alzheimer

03.02.0005.P-13-04-10_Anziani-5-1La Malattia di Alzheimer, detta anche Morbo di Azheimer, Demenza senile di tipo Alzheimer, Demenza degenerativa primaria di tipo Alzheimer o semplicemente Alzheimer, è una malattia degenerativa invalidante che colpisce, soprattutto, persone oltre i 65 anni di età. Purtroppo ciò non esclude, e i casi sono in aumento, di esordi precedenti a questa età.

Questa malattia che invalida chi ne è colpito e sconvolge la vita di coloro che con lui convivono, è in costante aumento. Si stima che nel 2050 una persona su 85 sarà affetta da Alzheimer.

È così molto importante che tutta la popolazione venga informata e sensibilizzata a questo argomento in modo da non lasciar soli gli interessati e creare invece una rete sociale capace di dare sostegno. La parola Alzheimer non deve essere più un tabù.

La Demenza di Alzheimer viene così denominata perché trae il nome dallo psichiatra e neuropatologo Alois Alzheimer che per primo la descrisse nel 1906. Egli scoprì questa malattia seguendo il caso di una paziente di 51 anni Auguste D. che cominciò a soffrire di amnesie di scrittura. Dal 1910 la Malattia di Alzheimer venne inserita nel Manuale di Psichiatria ad opera di Emil Kraepelin.

Da allora questa malattia è in costante aumento, colpisce soprattutto dopo i 64 anni e soggetti femmina.

03.02.0005.P-13-04-10_Anziani-5-3Cos’è la Malattia di Alzheimer

La Malattia di Alzheimer essendo un deterioramento cognitivo cronico progressivo, è una forma di Demenza Senile, la più diffusa. Essa infatti rappresenta l’80-85% di tutti i casi di demenza.

La malattia è dovuta a una diffusa e progressiva distruzione di neuroni, principalmente attribuita alla beta-amiloide, una proteina che, depositandosi tra i neuroni, agisce come una sorta di collante, inglobando placche e grovigli “neurofibrillari”. La malattia è accompagnata da una forte diminuzione di acetilcolina nel cervello (si tratta di un neurotrasmettitore, ovvero di una molecola fondamentale per la comunicazione tra neuroni, e dunque per la memoria e ogni altra facoltà intellettiva). La conseguenza di queste modificazioni cerebrali è l’impossibilità per il neurone di trasmettere gli impulsi nervosi, e quindi la morte dello stesso, con conseguente atrofia progressiva del cervello nel suo complesso.

A livello neurologico macroscopico, la malattia è caratterizzata da una diminuzione nel peso e nel volume del cervello, dovuta ad atrofia corticale, visibile anche in un allargamento dei solchi e corrispondente appiattimento delle circonvoluzioni.

A livello microscopico e cellulare, sono riscontrabili depauperamento neuronale, placche senili (dette anche placche amiloidi), ammassi neurofibrillari, angiopatia congofila (amiloidea).

Dall’analisi post-mortem di tessuti cerebrali di pazienti affetti da Alzheimer (solo in tale momento si può confermare la diagnosi clinica da un punto di vista anatomo-patologico), si è potuto riscontrare un accumulo extracellulare di una proteina, chiamata Beta-amiloide.

Tale beta-amiloide non presenta le caratteristiche biologiche della forma naturale, ma tende a depositarsi in aggregati extracellulari sulla membrana dei neuroni. Tali placche neuronali innescano un processo infiammatorio che attiva una risposta immunitaria richiamando macrofagi e neutrofili, i quali produrranno citochine, interleuchine e TNF-alfa che danneggiano irreversibilmente i neuroni.

Ulteriori studi mettono in evidenza che nei malati di Alzheimer interviene un ulteriore meccanismo patologico: all’interno dei neuroni una Proteina Tau, fosforilata in maniera anomala, si accumula nei cosiddetti “aggregati neurofibrillari” (o ammassi neurofibrillari).

Particolarmente colpiti da questo processo patologico sono i neuroni colinergici, specialmente quelli delle aree corticali, sottocorticali e, tra queste ultime, le aree ippocampali.

 Decorso della malattia

La Malattia di Alzheimer ha sostanzialmente 3 fasi: Fase lieve, intermedia ed avanzata-severa. I tempi e la sintomatologia sono molto variabili.

La malattia viene anticipata da un calo cognitivo, che è comunque frequente nella popolazione anziana, legato alla memoria, all’orientamento o alle capacità verbali.

Progredisce poi con deficit di memoria dapprima circoscritti a sporadici episodi nella vita quotidiana (ricordarsi cosa si è mangiato a pranzo, cosa si è fatto durante il giorno) e della memoria prospettica (che riguarda l’organizzazione del futuro prossimo, come ricordarsi di andare a un appuntamento); poi man mano il deficit aumenta e la perdita della memoria arriva a colpire anche la memoria episodica retrograda (riguardante fatti della propria vita o eventi pubblici del passato) e la memoria semantica (le conoscenze acquisite), mentre la memoria procedurale (che riguarda l’esecuzione automatica di azioni) viene relativamente risparmiata fino alle fasi intermedio-avanzate della malattia.

A partire dalle fasi lievi e intermedie possono poi manifestarsi crescenti difficoltà di produzione del linguaggio, con incapacità nella definizione di nomi di persone od oggetti, e frustranti tentativi di “trovare le parole”, seguiti poi nelle fasi più avanzate da disorganizzazione nella produzione di frasi e uso sovente scorretto del linguaggio (confusione sui significati delle parole, ecc.). Sempre nelle fasi lievi-intermedie, la pianificazione e gestione di compiti complessi (gestione di documenti, attività lavorative di concetto, gestione del denaro, guida dell’automobile, cucinare, ecc.) cominciano a diventare progressivamente più impegnative e difficili, fino a richiedere assistenza continuativa o divenire impossibili.

Nelle fasi intermedie e avanzate, inoltre, possono manifestarsi problematiche comportamentali (vagabondaggio, coazione a ripetere movimenti o azioni, reazioni comportamentali incoerenti) o psichiatriche (confusione, ansia, depressione, e occasionalmente deliri e allucinazioni). Il disorientamento nello spazio, nel tempo o nella persona (ovvero la mancata o confusa consapevolezza di dove si è situati nel tempo, nei luoghi e/o nelle identità personali, proprie o di altri – comprese le difficoltà di riconoscimento degli altri significativi) è sintomo frequente a partire dalle fasi intermedie-avanzate. In tali fasi si aggiungono difficoltà progressive anche nella cura della persona (lavarsi, vestirsi, assumere farmaci, ecc.)

Essendo compromesse le funzioni della Corteccia Associativa si possono presentare afasia ed aprassia.

Diagnosi

La diagnosi di Malattia di Alzheimer viene eseguita seguendo due strade. La prima vede l’utilizzo di test di screening neuropsicologico e la seconda l’esecuzione di esami clinici e radiologici.

I test di screening neuropsicologico valutano diverse funzioni e competenze cognitive, come il saper copiare disegni simili a quelli mostrati nella foto, ricordare parole, leggere e sottrarre numeri in serie. Sono otto gli ambiti funzionali cognitivi più comunemente compromessi: memoria, linguaggio, abilità percettiva, attenzione, abilità costruttiva, orientamento, risoluzione dei problemi e capacità funzionali.

Per quanto concerne invece gli esami clinici e radiologici si può dire che ve ne siano parecchi a disposizione anche a livello di diagnosi precoce e preventiva. Purtroppo il fatto che l’esordio di questa malattia venga spesso confusa con un semplice quadro di invecchiamento, accade che la malattia venga indagata quando ormai è conclamata.

Un indicatore oggettivo e facilmente disponibile delle prime fasi della malattia è l’analisi del liquido cerebrospinale per la ricerca di beta-amiloide o di proteine ​​tau. La ricerca di queste proteine è in grado di prevedere l’insorgenza del morbo di Alzheimer con una sensibilità compresa tra il 94% e il 100%.

È comune eseguire test di funzionalità tiroidea, valutare i livelli di vitamina B12, escludere la sifilide, escludere problemi metabolici (tra cui test per la funzione renale, i livelli di elettroliti e per il diabete), valutare i livelli di metalli pesanti (ad esempio il piombo e il mercurio), e l’anemia.

È anche necessario escludere la presenza di sintomatologia psichiatrica, come deliri, disturbi dell’umore, disturbi del pensiero di natura psichiatrica, o pseudodemenze depressive. In particolare vengono utilizzati test psicologici per la rilevazione della depressione, dal momento che la depressione può essere concomitante con l’Alzheimer, essere un segno precoce di deficit cognitivo, o esserne addirittura la causa.

Passando agli esami diagnostici radiologici vediamo l’uso della Tomografia a emissione di fotone singolo (SPECT) e della Tomografia a emissione di positroni (PET). Esse possono essere utilizzati per la conferma di una diagnosi di Alzheimer in associazione con le valutazioni dello stato mentale.

Una nuova tecnica nota come PiB-PET è stata sviluppata per visualizzare direttamente e chiaramente immagini di depositi di beta-amiloide in vivo, utilizzando un radiotracciante che si lega selettivamente ai depositi A-beta. Studi recenti suggeriscono che la PiB-PET è precisa all’86% nel predire quali persone, già affette da decadimento cognitivo lieve, svilupperanno la malattia di Alzheimer entro due anni, e al 92% in grado di escludere la probabilità di sviluppare il morbo di Alzheimer.

La risonanza magnetica volumetrica è in grado di rilevare cambiamenti nella dimensione delle regioni del cervello. L’atrofia di queste regioni si sta mostrando come un indicatore diagnostico della malattia.

03.02.0005.P-13-04-10_Anziani-5-4Terapie farmacologiche

A tutt’oggi non è stata ancora scoperta una cura farmacologica efficace per il trattamento della Malattia di Alzheimer. La strategia quindi, al momento, è di modulare farmacologicamente alcuni dei meccanismi patologici che stanno alla base di questa malattia.

Un primo approccio, basandosi sul fatto che nell’Alzheimer si ha diminuzione dei livelli di acetilcolina, mira a ripristinarne i livelli fisiologici. Vengono somministrati gli inibitori della colinesterasi, l’enzima che catabolizza l’acetilcolina: inibendo tale enzima, si aumenta la quantità di acetilcolina presente nello spazio intersinaptico.

Sono a disposizione farmaci inibitori dell’acetilcolinesterasi. Tra questi, la tacrina, il donepezil, la fisostigmina, la galantamina e la neostigmina sono stati i capostipiti, ma l’interesse farmacologico è attualmente maggiormente concentrato sugli inibitori reversibili della acetilcolinesterasi, come la rivastigmina e la galantamina stessa.

La tacrina non è più utilizzata perché epatotossica, mentre il donepezil, inibitore non competitivo dell’acetilcolinesterasi, sembrerebbe più efficace perché, con una emivita di circa 70 ore, permette una sola somministrazione al giorno (al contrario della galantamina, che ha una emivita di sole 7 ore). Ovviamente, però, il donepezil è più soggetto a manifestare effetti collaterali dovuti a un aumento del tono colinergico (come insonnia, aritmie, bradicardia, nausea, diarrea). Di contro, la galantamina e la rivastigmina possono causare gli stessi effetti, ma in misura molto minore.

Un’altra e più recente linea d’azione prevede il ricorso a farmaci che agiscano direttamente sul sistema glutamatergico, come la memantina. La memantina ha dimostrato un’attività terapeutica, moderata ma positiva, nella parziale riduzione del deterioramento cognitivo.

Infine citiamo tutta una serie di terapie di intervento che ancora non hanno trovato validazione scientifica nei risultati in quanto di efficacia insufficiente o non dimostrata.

Partendo dal presupposto che nell’Alzheimer è presente una dinamica infiammatoria che danneggia i neuroni si è ipotizzato che l’uso di FANS (anti-infiammatori non steroidei) potrebbe migliorare la condizione clinica dei pazienti.

Le ricerche hanno dimostrato che gli estrogeni bloccano la morte neuronale indotta dalla proteina beta-amiloide così la somministrazione di farmaci estrogeni in post-menopausa potrebbe essere considerata preventiva per una minor insorgenza della Malattia di Alzheimer.

Alcuni ricercatori avrebbero messo in evidenza anche la potenziale azione protettiva della vitamina E (alfa-tocoferolo), che sembrerebbe prevenire la perossidazione lipidica delle membrane neuronali causata dal processo infiammatorio; ma ricerche più recenti non hanno confermato l’utilità della vitamina E (né della vitamina C) nella prevenzione primaria e secondaria della patologia, sottolineando anzi i potenziali rischi sanitari legati all’eccessiva e prolungata assunzione di vitamina E.

Sul processo neurodegenerativo può intervenire anche l’eccitotossicità, ossia un’eccessiva liberazione di acidi glutammico e aspartico, entrambi neurotrasmettitori eccitatori, che inducono un aumento del calcio libero intracellulare, il quale è citotossico. Si è quindi ipotizzato di usare farmaci antagonisti del glutammato e dell’aspartato (come, ad esempio, inibitori deirecettori NMDA), ma anche questi ultimi presentano notevoli effetti collaterali.

Sono presenti in commercio farmaci definiti Nootropi (“stimolanti del pensiero”), come il Piracetam e l’Aniracetam: questi farmaci aumentano il rilascio di Acido glutammico; anche se questo parrebbe in netta contrapposizione a quanto detto sopra, si deve tenere presente che comunque tale neurotrasmettitore è direttamente implicato nei processi di memorizzazione e di apprendimento. Aumentandone la quantità, è stato ipotizzato di poter contribuire a migliorare i processi cognitivi. Anche in questo caso, l’evidenza clinica di efficacia è scarsa.

Ultimo approccio ipotizzato è l’uso di Pentossifillina e Diidroergotossina (sembra che tali farmaci migliorino il flusso ematico cerebrale, permettendo così una migliore ossigenazione cerebrale, e un conseguente miglioramento delle performance neuronali). Sempre per lo stesso scopo è stato proposto l’uso del Gingko biloba.

Terapie non farmacologiche

Le forme di trattamento non-farmacologici sono integrative ai trattamenti farmacologici e  consistono prevalentemente in interventi comportamentali, di supporto psicosociale e di training cognitivo ed hanno la finalità di migliorare la gestione quotidiana del paziente.

I training cognitivi quali Reality-Orientation Therapy, Validation Therapy, Reminescence Therapy, i vari programmi di stimolazione cognitiva – Cognitive Stimulation Therapy, ecc. hanno dimostrato risultati positivi sia nella stimolazione e rinforzo delle capacità neurocognitive, sia nel miglioramento dell’esecuzione dei compiti di vita quotidiana. I diversi tipi di intervento si possono rivolgere prevalentemente alla sfera cognitiva (ad es., Cognitive Stimulation Therapy), comportamentale (Gentlecare, programmi di attività motoria), sociale ed emotivo-motivazionale (ad es., Reminescence Therapy, Validation Therapy, etc.).

La Reality-Orientation Therapy, focalizzata su attività formali e informali di orientamento spaziale, temporale e sull’identità personale, ha dimostrato in diversi studi clinici di poter facilitare la riduzione del disorientamento soggettivo, e contribuire a rallentare il declino cognitivo, soprattutto se effettuata con regolarità nelle fasi iniziali e intermedie della patologia.

I vari programmi di stimolazione cognitiva (Cognitive Stimulation), sia eseguiti a livello individuale (eseguibili anche presso il domicilio dai caregiver, opportunamente formati), sia in sessioni di gruppo, possono rivestire una significativa utilità nel rallentamento dei sintomi cognitivi della malattia e, a livello di economia sanitaria, presentano un ottimo rapporto tra costi e benefici. La stimolazione cognitiva, oltre a rinforzare direttamente le competenze cognitive di tipo mnestico, attentivo e di pianificazione, facilita anche lo sviluppo di “strategie di compensazione” per i processi cognitivi lesi, e sostiene indirettamente la “riserva cognitiva” dell’individuo.

La Reminescence Therapy (fondata sul recupero e la socializzazione di ricordi di vita personale positivi, con l’assistenza di personale qualificato e materiali audiovisivi), ha dimostrato risultati interessanti sul miglioramento dell’umore, dell’autostima e delle competenze cognitive, anche se ulteriori ricerche sono ritenute necessarie per una sua completa validazione.

Forme specifiche di musicoterapia e arteterapia, attuate da personale qualificato, possono essere utilizzate per sostenere il tono dell’umore e forme di socializzazione nelle fasi intermedio-avanzate della patologia, basandosi su canali di comunicazione non verbali.

Positivo sembra essere anche l’effetto di una moderata attività fisica e motoria, soprattutto nelle fasi intermedie della malattia, sul tono dell’umore, sul benessere fisico e sulla regolarizzazione dei disturbi comportamentali, del sonno e alimentari.

Di particolare utilità, solitamente a partire dalle fasi intermedie della patologia, l’inserimento del paziente per alcune ore al giorno nei Centri Diurni, presenti in molte città. Questo porta benefici sia per la stimolazione cognitiva e sociale diretta del paziente, sia per il supporto sociale indiretto ai caregiver.

03.02.0005.P-13-04-10_Anziani-5-5I familiari

Coloro che si trovano a convivere con un familiare Alzheimer hanno un carico enorme. Innanzitutto si insinua una deformazione della realtà difficile da accettare e che crea spesso rabbia e dolore.

Oltre al peso del dover accettare il deterioramento cognitivo col tempo si aggiunge un grande carico anche a livello fisico perché convivere con un Alzheimer in fase avanzata comporta un gran lavoro.

Nella fase terminale della malattia la quotidianità si fa pericolosa sia per il malato che per i loro conviventi al punto da divenire insostenibile. Così si giunge alla scelta obbligata del ricovero in strutture specializzate che è un ulteriore stress psicologico che i familiari devono sostenere e superare.

È così fondamentale la preparazione e il supporto, informativo e psicologico, rivolto ai “caregiver” (parenti e personale assistenziale) del paziente.

Da questo punto di vista la creazione partecipazione a gruppi di Auto-Mutuo-Aiuto si sta dimostrando un valido supporto.

 Prevenzione

Come per le possibili cause e cure anche in campo preventivo ancora nulla di certo e definito.

Diete ricche di Vit C, Vit B12, Vit E ed Acido Folico, l’uso di FANS, il consumo di olio di oliva, vino rosso e pesce sembrano diminuire la possibilità di sviluppare la malattia.

Al contrario l’ipercolesterolemia, l’ipertensione, il diabete e il fumo, siano associati con un rischio maggiore di insorgenza della malattia.

Alcuni studi hanno mostrato un aumentato rischio di sviluppare la malattia nel caso di assunzione di metalli, e, in particolare, alluminio o in caso di esposizione a particolari solventi. Ancora l’esposizione a campi elettromagnetici a bassa frequenza può aumentare il rischio di sviluppare la malattia di Alzheimer.

dott.ssa Elisa Moro

Le malattie della terza età

02.02.0002.A-13-02-28_La terza e la quarta etàLa terza età porta con sé il possibile sviluppo di alcune malattie tipiche dell’invecchiamento. Esse sono: osteoporosi, diabete, depressione senile e malattia di Alzheimer. La diagnosi precoce è fondamentale per affrontare al meglio queste patologie.

 

È infatti molto importante che ci si rechi dal Medico Curante per esami di routine che possano evidenziare l’insorgere di malattie prima che i sintomi diventino evidenti e che il danno sia ormai avanzato.

 

Le malattie succitate non sono le uniche ma le più diffuse tra gli anziani. Esse possono essere prevenute con sane abitudini alimentari e coretti stili di vita.

L’invecchiamento è processo al quale non ci si può sottrarre. La qualità di vita di un anziano dipende sicuramente dallo stile di vita in generale, e da quello alimentare in particolare.

 

Il benessere dell’anziano è il risultato di quanto accaduto durante tutta la sua vita. Ecco perché è importante sicuramente adottare diete ed abitudini consone al fabbisogno dell’età, ma anche e soprattutto educare i bambini per costruire il loro benessere futuro.

 

Dott.ssa Elisa Moro

Le Malattie Senili

Malattie seniliLa terza età viene considerata il periodo degli acciacchi e della malattie a alcune di esse portano l’anziano a perdere la propria autosufficienza.

Pur potendo specificare quali sono le malattie più frequenti nella terza età è importante sottolineare che nessuna è appannaggio esclusivo dell’anziano.

Il diminuire della “Capacità Omeostatica”

In realtà ciò che si evidenzia col trascorrere degli anni è il modo di reagire dell’organo colpito e dell’organismo nella sua interezza. Infatti si insinua un turbamento generale del soggetto colpito da malattia, come esito della difficoltà di tornare allo stato iniziale. Diminuisce quella che, in gergo tecnico, viene denominata capacità omeostatica.

Il processo di diminuzione della capacità omeostatica è quindi naturale ed inevitabile, come dire che, a tutt’oggi… la vecchiaia è ancora l’unico sistema che si sia trovato per vivere a lungo!

Malattie Senili più frequenti

  • Diabete Mellito: il diabete mellito è una condizione caratterizzata da un patologico aumento della concentrazione di glucosio nel sangue. Responsabile di questo fenomeno è un difetto assoluto e relativo di insulina, ormone secreto dalle isole di Langherhans del pancreas ed indispensabile per il metabolismo degli zuccheri. Si ritiene normale la glicemia fino al valore di 110 mg/dl, i valori compresi fra 110 e 125 definiscono la condizione di alterata glicemia a digiuno. Valori di glicemia uguali o superiori a 126 mg/dl, sono sufficienti secondo l’ American Diabetes Association a porre diagnosi di diabete. La vera spada di Damocle del diabete sta nel rischio che la sua patologia possa degenerare nelle “complicanze”, spesso legate alla durata e al compenso metabolico. Gli organi di bersaglio sono l’occhio, il rene, il sistema nervoso ed il sistema cardiovascolare. Il disturbo oculare si presenta come responsabile della perdita o di una grave riduzione della vista. Altra complicanza è la nefropatia diabetica, che colpisce il rene al punto che questo organo non filtra adeguatamente le scorie del metabolismo degenerando sino al punto da richiedere il trapianto del rene. La neuropatia è invece una malattia del sistema nervoso e si presenta sotto forma di intorpidimento e formicolio degli arti, dolori tipo crampo ai polpacci con conseguente comparsa di ulcerazioni alla pianta dei piedi.

 

  • L’Arteriosclerosi: colpisce il sistema circolatorio ed è caratterizzata da alterazioni a livello dei vasi arteriosi. Tali alterazioni sono causate dall’accumulo di materiale lipidico, prevalentemente costituito da grassi neutri, colesterolo ed esteri di colesterolo, situato nello spessore della parete arteriosa e accompagnata da sclerosi, cioè indurimento con conseguente perdita di elasticità. Sono prevalentemente colpite le grandi arterie di tipo elastico: quindi l’aortica e le arterie polmonari con le loro principali diramazioni dove i lipidi vanno a formare granuli e gocciole, ora raccolte in cellule di tipo istiocitario che assumono un aspetto schiumoso, ora liberi nella sostanza fondamentale tra le fibre elastiche collagene nell’intima. Questi accumuli tendono a confluire tra loro negli imbocchi collaterali delle arterie andando a comporre quelle che vengono denominate placche ateromatose o ateromi. Associate alla formazione di accumuli di lipidi l’arteriosclerosi è caratterizzata da altre alterazioni come: la comparsa di depositi calcarei (sali di calcio) in corrispondenza delle placche e l’inspessimento connettivo della parte interna, detta intima, delle arterie. Così questa patologia è destinata a peggiorare col passare del tempo ed ha conseguenze irreversibili e gravi.

 

  • L’Infarto del miocardio: molto frequente ha esiti, la maggior parte delle volte, mortali. L’infarto del miocardio è rappresentato da una necrosi , cioè  morte di una porzione di tessuto, della muscolatura cardiaca ed è dovuta all’occlusione di un’arteria coronaria di grosso, medio o piccolo calibro. La sede più frequente dell’infarto è nella zona sinistra del cuore, in corrispondenza della zona irrorata dal ramo discendente della coronaria sinistra. Può essere anche localizzato in corrispondenza del margine laterale del ventricolo sinistro, in conseguenza dell’ occlusione del ramo circonflesso della coronaria sinistra, oppure nel territorio di distribuzione della coronaria destra, cioè a livello della metà posteriore del setto e della metà posteriore del ventricolo sinistro. La zona necrotica è riconoscibile, per modificazione di colore e cellulari dalle 6 ore successive al fatto e le alterazioni vanno, via via che passano le ore, ad essere più definite a livello macroscopico. Col tempo la zona lesa del muscolo cardiaco si cicatrizza. Ci vogliono mediamente 4-5 settimane per gli infarti con dimensioni limitate e fino a 2-3 mesi invece per quelli più voluminosi. Può accadere alle volte che il tessuto cicatriziale sia così spesso da formare una sorta di callo che rischia di cedere sotto la pressione sanguigna e dar luogo così ad un evento mortale che si chiama emopericardio. Questo evento accade quando il tessuto si lacera e va a formarsi una sacca di sangue fra i due foglietti del pericardio (membrana che circonda il cuore).

Malattie senili

  • L’Osteoporosi: che in maniera massiccia colpisce la popolazione femminile, è un’alterazione degenerativa delle ossa, caratterizzata da una diminuzione del tessuto osseo. Questa patologia colpisce anche gli uomini ma le donne, come si è detto, a causa degli squilibri ormonali derivanti dalla menopausa, la manifestano più precocemente. Il comparire di sintomi di dolore alla colonna vertebrale è legato alla presenza di microfratture, che possono portare al crollo dei corpi vertebrali. Negli stadi più avanzati della malattia, può addirittura accadere che sia sufficiente sollevare male un peso o inciampare mentre si cammina per provocare la frattura del collo del femore. La terapia, che però non è in grado di curare l’osteoporosi, ma solo di rallentarne il processo, si basa sulla somministrazione di calcio.

 

  • Patologie neurologiche: che portano ad un decadimento mentale come Alzheimer e Parkinson.  Sia l’Alzheimer che il Parkinson rientrano nella macrocategoria denominata Demenze cioè perdita di capacita cognitive ed intellettive a causa di processo neurodegenerativo. Fra di loro si distinguono per l’area interessata dalla degenerazione. Nell’Alzheimer è interessata l’area subcorticale, mentre nel Parkinson quella sottocorticale. Ovviamente, essendo interessate aree diverse del sistema nervoso centrale i sintomi soprattutto all’esordio sono diversi. Oltre all’Alzheimer ed al Parkinson vi sono altre innumerevoli forme di Demenza e col passar del tempo spesso riesce difficile discriminare fra un tipo e l’altro per la similarità di sintomatologia ed il fatto che spesso si sovrappongono. La malattia di Alzheimer, di cui purtroppo si sente spesso parlare, è una malattia del sistema neurologico che insorge per una diffusa distruzione dei neuroni che controllano le funzioni superiori della corteccia cerebrale. Tale perdita incide sulla memoria, l’attenzione e la concentrazione e, negli stadi più avanzati, chi ne è affetto diventa incapace di parlare e, in seguito, anche di comprendere, di riconoscere le persone e gli stimoli esterni. I comportamenti si modificano e la persona non è più in grado di svolgere le più semplici mansioni quotidiane. Questa forma di demenza, che si protrae per circa dieci anni, attraversando più livelli, non porta di per sé alla morte, ma è spesso il ventaglio delle possibili complicazioni, quali la malnutrizione, le infezioni, le polmoniti e le patologie cardiocircolatorie, a determinarla. La Mallattia di Parkinson invece è una patologia degenerativa che colpisce il sistema nervoso centrale che vede la morte delle cellule che sintetizzano e rilasciano la dopamina. Tali cellule si trovano nella substantia nigra, una regione del mesencefalo.
  • Le Malattie Respiratorie: Le malattie polmonari hanno una forte incidenza tra le persone anziane e rappresentano circa un terzo delle cause di ospedalizzazione. Talvolta, queste affezioni sono strettamente collegate a una malattia cardiaca. La polmonite è un’ affezione che aumenta con l’età a causa del deterioramento dei sistemi di difesa e delle cellule ciliate dell’albero bronchiale. Più che i sintomi abituali della polmonite (tosse, dolore, febbre), il malato anziano accusa spesso le conseguenze della malattia. Fra gli anziani molto diffusa è la bronchite cronica come esito di aggressioni ripetute dell’apparato respiratorio; colpisce soprattutto le persone sopra i 60 anni. L’enfisema è favorito dall’età e dalla lenta distruzione delle fibre elastiche del tessuto polmonare e bronchiale, sostituite da fibre cicatriziali rigide. L’evoluzione dell’enfisema è lenta e porta a una forme di bronchite cronica con ostruzione permanente dell’albero bronchiale. Queste due affezioni possono essere complicate dall’asma, meno frequente ma possibile nei soggetti anziani. Parlando di malattie respiratorie in età senile è doveroso fare una riflessione. Ogni affezione polmonare si ripercuote in misura diversa sulle funzioni cardiache e cerebrali, sensibili a qualsiasi variazione del livello sanguigno di ossigeno e anidride carbonica, che viene stabilito a livello dell’alveolo polmonare. Se una malattia polmonare viene trascurata, la vita del paziente può essere messa in pericolo. A un livello meno grave, la riduzione dell’apporto di ossigeno e soprattutto l’accumulo di anidride carbonica nel sangue possono modificare il comportamento e l’umore, alterando la funzione dei neuroni.

L’Assistenza Sanitaria e le Malattie della vecchiaia

L’attuale situazione della sanità e l’incertezza sulle risorse disponibili ed erogabili rendono incerta la possibilità di assistere e curare adeguatamente le centinaia di migliaia di anziani affetti dalle “malattie della vecchiaia” – Malattie neurodegenerative ad andamento cronico che renderebbero necessaria una adeguata ed efficace continuità assistenziale.

Non si sa con compiuta precisione dove esista e come funziona tale assetto di continuità assistenziale, anche in questo caso con progetti frammentati, disomogenei, e scarsamente valutati.

È comunque inadeguato o inesistente in alcune regioni il “mitico” coordinamento tra servizi sanitari e servizi sociali che non si è ancora riusciti a realizzare e che appare frammentato da una regione all’altra ed inidoneo ad essere gestito su vasta scala, ovviamente anche per mancanza di risorse.

Considerando che la nostra è una società senile sarebbe auspicabile fosse anche civile al punto da assicurare a coloro che hanno lavorato una vita e pagato le tasse l’adeguata assistenza che gli spetta. Sappiamo che per ora è un’utopia ma non dobbiamo mai dimenticarci di tutti coloro che non hanno voce, che non disturbano solo perché ha non ne hanno la possibilità o non hanno più le forze.

Dott.ssa Elisa Moro

Fonte immagini: www.oggisalute.it, www.aquilatv.it